martedì 4 giugno 2013

The Unfinished Swan e le madri degenerate strafatte di mescalina


The Unfinished Swan (Giant Sparrow 2012)


La storia è più che mai semplice: un pargolo lacrimoso rimane orfano della madre sballata e, rovistando tra le sue cose, trova delle pilloline che nessuno, men che meno un preadolescente, dovrebbe prendere a cuor leggero.
Ci sono tutti gli ingredienti per una fiaba di successo: un cigno, un bambino, un regno lisergico misterioso e una mamma morta.

Unfinished Swan tratta con delicatezza il difficile tema della droga e delle madri degenerate, che per il semplice fatto di essere fricchettone si credono legittimate a non dover portare il bambino dal dottore servo del sistema, riuscendo a dipingere magnificamente la realtà vista con gli occhi della mescalina, una realtà che appare bella ma incomprensibile, proprio come la realtà quando la guardi senza mescalina, che rimane incomprensibile però non è bella.

La mamma del piccolo Monroe non gli ha
fatto fare i vaccini perché c'è un complotto
All'ennesima overdose della madre, il piccolo Monroe non riesce ad allertare in tempo le autorità mediche: la genitrice lascia per sempre questa valle di lacrime abbandonando il figlio a se stesso e lasciandolo solo al mondo. Il bambino, che stranamente non è un degenerato come la madre, si impegna dunque a cercare qualcuno che lo assista nel suo viaggio verso la vita adulta. Visto che la madre è "più brava a cominciare le cose che a finirle", ovvero è una persona dall'affettività travagliata, incapace di stringere relazioni serie, il piccolo è ignaro di chi sia suo padre (come probabilmente ne era ignara la madre).
Senza padre, senza famiglia, senza figure di riferimento, Monroe decide di cercare quello che, tra i tanti amori fugaci della madre, è stato per lui più significativo: il bel René (si chiama di sicuro così), rappresenttao dal cigno incompiuto del titolo.
Le caramelle nella borsa di mamma
Purtroppo il bambino incappa per sbaglio in qualche sostanza che la madre, priva della facoltà di intendere e volere, ha sparso per la casa: le strade malfamate di una non specificata metropoli si trasformano così in un mondo inondato di una luce che tutto copre e nasconde. Il bambino, sotto l'effetto del pericoloso stupefacente, rifiuta dunque lo squallido mondo in cui è cresciuto, e crea una dimensione quasi asettica in cui la percezione delle cose dipende in buona parte da lui: ovvio il riferimento alla tenacia e alla buona voltontà di Monroe di voler creare un mondo migliore nonostante le sue condizioni precarie. Armato di una immaginaria pistola a vernice, il ragazzino cercherà di rendere visibile solo quanto necessario di quel mondo che tanto lo spaventa, nella speranza di raggiungere l'uomo che ha voluto eleggere a suo patrigno.

Come in ogni viaggio lisergico che si
rispetti, ci stanno pure i colori.
La ricerca non sarà facile: il piccolo, non avvezzo agli effetti delle droghe della madre, sprofonderà in una serie di deliri sempre maggiori, creerà un mondo sempre più onirico e verrà ostacolato da bifolchi e teppisti visualizzati come ragni e insetti, tipiche apparizioni da bad trip.
Ma Unfinished Swan è in fondo una favola, e l'happy ending è assicurato (almeno credo).

Encomio solenne per la prima parte del gioco, senza dubbio quella visivamente più evocativa, che farebbe vergognare Frank Miller per l'uso infantile del bianco e nero in Sin City. D'altra parte è necessaria anche una nota di demerito per la citazione a Journey (in un piccolo easter egg), che mi ha inacidito lo stomaco e fatto quasi smettere di giocare, anche se poi ho capito che era un effetto neccessario per rendere più realistica la cornice lisergica del gioco.
Il bianco e nero di Frank Miller
Dopo troppe delusioni, un piccolo gioco che unisce alle atmosfere suggestive un gameplay fatto di esplorazione e piccoli enigmi, coniugando una struttura classica ad una messinscena decisamente geniale, capace di regalare uno strano senso di piacevole smarrimento. Non perfetto, ma senza dubbio godibilissimo, lieve e raffinato.
Senza contare che è il primo gioco in soggettiva dai tempi di Quake che quasi non mi causa mal di mare dopo 2 minuti. Ma questa è un'altra storia.


Il bianco e nero di Unfinished Swan.
Più splatter di quello di Miller.

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