lunedì 14 ottobre 2013

Ave Caesar!

Caesar II (Impression Games, 1995)



Per un fanatico di Civilization come me ovviamente si tratta di un giudizio di parte, ma accidenti quanto mi è piaciuto giocare a Caesar II. Era il 1995, e l’unico modo che avevo per sedare le mie insoddisfatte turbe adolescenziali era indossare i panni di governatore romano e risolvere i problemi di urbanistica, bilancio e immigrazione che ancora oggi caratterizzano l’Urbe capitolina.

Caesar aveva molto in comune con Simcity, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei requisiti urbanistici complessi come costruire il giusto numero di teatri, biblioteche, terme, caserme, acquedotti e altri edifici, all'interno di aree residenziali opportunamente distanziate. Ma rispetto a Simcity si aggiungevano considerevoli aspetti di strategia militare e dettagliate ricostruzioni storiche delle campagne belliche.

Roma caput mundi!

Ed è questo il punto: la veridicità storica.

Ammettetelo, nulla di quello che sapete della più grande civiltà del passato viene dai libri di scuola.
Certo, dinnanzi al Colosseo siete stati bravi ad abbindolare quella bella turista straniera vaneggiando sulla magnificenza degli antichi romani  –da cui naturalmente vantate di discendere- ma la verità è che quel poco che sapete sull’argomento non è niente di più del confuso e raffazzonato ricordo di alcune scene di celebri film ambientati nell'antica Roma:  Il gladiatore, Spartacus, Quo Vadis, Ben-HurL'Ultima Legione, o  imbarazzanti cinepanettoni come SPQR e la ridicola serie di Asterix e Obelix (Attila con Abantantuono e tutti i film a tema con Totò sono invece insuperabili capolavori del neorealismo italiano, e quindi intoccabili. INTOCCABILI, ho detto).

Se aveste passato tutto il tempo che ho trascorso io sui videogiochi ambientati nell'antica Roma, certi errori non li fareste. Giocando a Legion Arena, a Pretorians, a Age of Empires: the rise of Rome, a Rome: Total War, a Shadow of Rome  avreste imparato tutto sulle armi e sulle tattiche militari dei romani.
E vi sarebbe bastato qualche partita a Caesar II per scoprire quanto avanzata fosse l'ingegneria e l'urbanistica romana. Strade, ponti e acquedotti costruiti 2000 anni fa sono correntemente in servizio nella maggior parte delle città italiane. Il vero potere militare di Roma era determinato dalle strade lastricate: grazie ad esse le legioni romane si spostavano con una velocità assai superiore rispetto ai loro nemici. La giornata di marcia durava almeno 6 ore, mentre le distanza giornaliera -ce lo dice Giulio Cesare-  oscillava tra l’iter justum (30 km) e l’iter magnum (36 km). Ora avete finalmente capito perché in Civilization l’unità militare del legionario è l’unica che può anche costruire le strade.

Procediamo col togliervi certi concetti sbagliati che sicuramente avete, partendo dalla base, dalla figura del legionario. In Asterix, il fumetto francese di Goscinny e Uderzo, i legionari usano armi e armature completamente sbagliate per il loro periodo. Essi indossano la lorica segmentata , che era l’armatura standard della di molto successiva epoca imperiale, ma al tempo di Cesare i legionari indossavano una semplice cotta di maglia detta lorica hamata. Inoltre i legionari non usavano mai la lancia, ma il pilum, che era un giavellotto che si lanciava prima dell’attacco col tradizionale gladio. Uderzo ha fatto cadere in errore sia Ridley Scott nel Gladiatore, sia gli autori della recente serie pornografica Spartacus, dove i soldati romani brandiscono quasi sempre delle lance.
Lorica Segmentata 

Lorica Hamata (in uso ai tempi di Giulio Cesare)












Giusto per essere chiari, il primo imperatore romano fu Augusto, figlio adottivo di Giulio Cesare; quindi chiamare Cesare "imperatore", come fa Uderzo nel fumetto, è del tutto anacronistico. Per finire, i Galli non vivevano nelle foreste, non indossavano elmi alati e non hanno mai avuto niente a che fare con i menhir e i dolmen tipici del neolitico. Le roncole furono inventate secoli dopo.
Non fraintendetemi, io adoro Asterix (e si capisce che l’ho letto, guardato e videogiocato a lungo), ma ora stiamo parlando di veridicità storica.

Gaio Giulio Cesare: fu generale, console, dittatore, oratore e scrittore. Ma non fu mai imperatore. Era dislessico.

In quasi tutti i film storici si fa riferimento in maniera disinvolta al Colosseo, denominazione che invece risale al XI secolo, per i romani si chiamava semplicemente “Anfiteatro Flavio”. Un antico romano rivolgendosi ad un amico avrebbe quindi detto: “andiamo all’Anfiteatro Flavio a vedere quei fanatici cristiani sbranati dalle belve!” un po’ come oggi un romanista direbbe “andiamo a San Siro a vedere quei falliti degli interisti prendersi almeno 3 gol”. E dentro il Colosseo i gladiatori al massimo combattevano contro i leoni, non contro le tigri (il Gladiatore). Il celebre motto “hic sunt leones” in realtà è presente solo nelle stampe medievali, ma pare abbia fatto cadere in errore anche Marco Polo che lo riportò sulle sue mappe cinesi, probabilmente confondendosi proprio con le tigri.

La frase: “Ave Caesar, morituri te salutant” non veniva pronunciata dai gladiatori, ma soltanto dai condannati a morte, come ci racconta Svetonio.

Ma quello che mi manda in bestia del Gladiatore e che nel film non solo non si vede la “mutatio”, l’alternanza di schieramento tipica dei legionari, ma addirittura si vede lo schieramento romano aprirsi al primo assalto dei barbari marcomanni, una cosa inaudita per ogni soldato romano. Nella tattica militare romana lo schieramento compatto era una componente determinante per la vittoria. Qualsiasi videogioco strategico a turni ambientato nell’antica Roma -compresi quelli citati sopra- si basano tutti nel distribuire correttamente le truppe giuste, al posto giusto, al momento giusto. La letteratura militare a noi arrivata sull’argomento è praticamente sterminata.

Caesar II: solo le truppe disciplinate vincono!
I migliori amici di un nerd ben ordinati su un tavolo

Ma torniamo a quella fucina di errori che è il Gladiatore. Prima dell’assalto contro i germanici Massimo Meridi- Russel Crowe  esclama «Al mio segnale: scatenate l’inferno!». L’inferno? L’inferno è un concetto inesistente nel politeismo della Roma pre-cristiana, al massimo si sarebbe parlato di Ade, Averno o di Inferi, che però non era certo un posto di fuoco e fiamme, bensì un luogo buio e vacuo, dove vagavano per l’eternità le ombre (non le anime) dei morti, senza distinzione tra buoni e cattivi.
Sapete quel era veramente il grido di guerra dei romani? Era "SIGNA INFERRE!!!", comando molto temuto dai barbari; era l'ordine di attaccare, che metteva in moto la più tremenda macchina da guerra dell’antichità: la legione romana. Pare che i comandanti romani usassero arringare così le loro truppe:

Giove ci si arrapa coi legionari! Noi ammazziamo tutto quello che vediamo! Lui fa il suo mestiere, noi facciamo il nostro! E per dimostrargli il nostro apprezzamento per averci dato tanto potere, noi gli riempiamo l’Ade di ombre sempre fresche!

Sempre il Gladiatore-Russel Crowe si fa spesso chiamare “Ispanico”, ma in realtà all’epoca la Spagna non esisteva ancora, al massimo avrebbe potuto chiamarsi “Iberico”. La mappa di Caesar II era chiarissima in merito alla toponomastica delle province dell’impero romano.



La forza dell'esercito romano fu in buona parte determinata anche dal fatto di avere a disposizione strumenti e mezzi meccanici di geniale ideazione e potenza, frutto di conoscenze che attinsero dalla scienza alessandrina e dalle loro esperienze dirette sul campo bellico. Anche qui i videogiochi forniscono più dettagli dei libri di storia. Eccovi una carrellata delle più diffuse macchine da guerra romane:


Sappiate inoltre che i romani normalmente non facevano uso dei proiettili incendiari (fuoco greco) durante le battaglie campali, riservandoli solo nelle battaglie navali e in qualche raro caso di assedio. Il principio era che non si doveva incendiare il terreno dove poi si sarebbe dovuto combattere. O, più tardi, arare.

Tutte le battaglie tra romani e germanici che si svolgono nella neve sono un clamoroso falso storico. I romani interrompevano sempre tutte le guerre durante i mesi invernali, risale a quell’epoca l’odio dei romani per la neve, odio ancora molto vivo dopo 20 secoli, come dimostrano le tonnellate di sale da disgelo stradale comprate dal sindaco Alemanno nel 2011 per liberare l’Urbe da appena 20 cm di neve, per i quali chiese lo stato di calamità naturale.

La serie Caeser è arrivata al quarto episodio, non ho notizie di un prossimo capitolo, ma è invece imminente l'uscita di Rome: Total War 2 con cui rinsalderò ancora una volta il mio spassionato amore per la città eterna.
Caro lettore, ti saluto con le parole di Ovidio, riportate anche in un antico epitaffio rinvenuto a Pompei:
Militat omnis amans
(Chiunque ama sta sotto le armi)

Chi lo ignorasse sappia dunque, senza equivoco alcuno, che l’amore è dura milizia.

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